Il mistero di una porta aperta. Un rettangolo di luce fredda su un muro immacolato. Una figura di spalle. L’elegante malinconia di un interno, in cui la vita è evocata dal silenzio…
Timido e riservato; una vita quieta, senza scosse, lontano dallo spirito inquieto e sperimentale delle avanguardie che attraversava l’Europa alla vigilia della Prima guerra mondiale. Eppure, nonostante la natura controversa dei suoi dipinti, la stella di Vilhelm Hammershøi (Copenhagen, 1864-1916) brilla intensa nel firmamento artistico internazionale già all’inizio del Novecento. Per poi scomparire nel nulla dopo la sua morte, dimenticato per oltre mezzo secolo.

Alla Royal Academy of Arts di Londra, Vilhelm Hammershøi: The Poetry of Silence è la prima grande retrospettiva che la Gran Bretagna dedica al pittore danese: settantuno dipinti cronologicamente disposti lungo cinque percorsi tematici esplorano i vari aspetti della produzione pittorica di Hammershøi, offrendo un’attesa risposta a un vuoto durato troppo a lungo. Hammershøi vive una vita ritirata a Copenhagen. La maggioranza dei suoi dipinti ritraggono interni della sua abitazione in Strandgade 30, il palazzo secentesco dove lui e la moglie Ida vivono per undici anni, dal 1898 al 1909. Le sue sono immagini essenziali, esaltate da una tavolozza quasi monocromatica e abitate da pochi elementi, disposti con l’attenzione ossessiva che ricorda l’infinita varietà delle nature morte di Giorgio Morandi.


Nonostante visiti l’Italia, l’Olanda la Germania, Londra rimane per Hammershøi la più significativa delle sue destinazioni all’estero. Il tempo grigio e nebbioso della capitale si adatta perfettamente al suo stile, dando vita a scene come Strada di Londra: Montague Street con il British Museum (1906), dipinto nell’inverno 1905–06. Tetti innevati; strade bianche affiancate da alberi spogli; cieli nuvolosi che dominano scene imbevute d’ipnotica malinconia.
Anche quando si dedica al paesaggio, Hammershøi evita i soggetti banali come i panorami estivi, prediligendo scene isolate e remote come gli alberi di Vicino Fortunen (1901), la cui selvaggia, solitaria atmosfera non lascia spazio al sentimento romantico della natura.
Royal Academy of Arts – Burlington House, Piccadilly – W1J 0BD London
royalacademy.org.uk
Paola cacciari, pubblicato su Exibart