La giornata inizia con uno spiraglio di sole. La temperatura pare salita di qualche grado. Ottimista come al solito, lascio a casa l’ombrello e il berretto e mi fiondo a Tate Britain a vedere il nuovo blockbuster della stagione, Picasso and Modern British Art. E questa mostra mi intriga in particolare perchè esplora come arte e le idée politiche dello spagnolo siano siano state recepite in questa conservatrice isola, e di come artisti britannici come Duncan Grant, Wyndham Lewis, Ben Nicholson, Henry Moore, Francis Bacon, Graham Sutherland e David Hockney (insomma, le colonne dell’arte britannica…) abbiano reagito all’uragano Picasso. Ma sebbene non sia una sua sfegatata ammiratrice, che ci sono artisti che preferisco, mi pare che una mostra che espone gli uni accanto agli altri, Picasso e questi monumenti dell’arte Britannica, non sia leale. Per l’arte britannica, dico. Ed è un peccato perchè mi piace parecchio Henry Moore…


… e adoro Francis Bacon (anche se lo trovo profondamente inquietante e dopo devo correre a farmi una dose di sentimentalismo vittoriano o di grassocci putti rinascimentali per riprendermi dall’ansia…), ma davvero non vedo il nesso con Picasso. E se Bacon ne esce male, figuriamoci un ‘decoratore d’interni’ come Duncan Grant le cui opere vedrei bene in vendita da Habitat o, in alternativa in mostra, ma nel salotto di casa mia. Esco dalla mostra soddisfatta (un sacco di quadri bellli, da ambo le parti) ma turbata dalla scoperta che di fianco a Picasso questi giganti dell’arte Britannica sembrano statuine del presepe.
Dall’altra parte di Tate c’è un’altra mostra che si chiama Migrations e questa mi pare pìu consona alle mie… ahem, aspettative… artistiche (conservatrici) e che racconta di come, a partire dal Cinquecento in poi, artisti e idée provenienti dall’Europa abbiano influenzato in modo continuo e cosistente l’arte Britannica: dagli Ugonotti francesi che hanno attraversato la Manica per sfuggire alle persecuzioni protestanti, al nostro Canaletto, trasferitosi in Inghilterra inseguendo i signorotti del Gran Tour (visto che il Gran Tour non si faceva pìu a causa delle guerre), all’arte di coloro che hanno abbandonato l’Europa per sfuggire a persecuzioni politiche, religiose o al Nazismo.

Ci sono moltissimi bei quadri, ma anche molte brutture, e devo dire che dopo l’adrenalinica visione di tele di Van Dyck, Whistler, Singer Sergeant e Mondrian, c’è l’antitesi di una fontana da cui escono bolle di sapone (affascinante nella sua inutile bruttezza) e quattro sale piene di molteplici video-installazioni come questa di Zineb Sedira che tanto per stare allegri si chiama Bare galleggianti e mi chiedo perchè nessuna mostra al giorno d’oggi si può dire completa senza qualche ‘installazione’ contemporanea…
Londra// fino al 15 Luglio 2012
Picasso & Modern British Art
Migrations Journeys into British Art