Nonostante a scuola avessi una vera e propria passione per la geografia, ammetto che la mia conoscenza della geografia Africana ha sempre lasciato un po’ a desiderare. Il fatto è che non sono mai riuscita a farmi una ragione di tutte quelle linee dritte, trattaciate a tavolino che servivano da confini al posto di fiumi e catene montuose.
Per cui prima di entrare a Sommeset House a visitare la retrospettiva che l’istituzione londinese ha dedicato al fotografo Malick Sidibé (1936-2016) ho dovuto cercare su Google lo stato del Mali (“il Mali è uno stato dell’Africa occidentale situato all’interno e senza sbocchi sul mare che confina a nord con l’Algeria, ad est con il Niger, a sud con il Burkina Faso e la Costa d’Avorio, a sudovest con la Guinea e ad ovest con il Senegal e la Mauritania.” Grazie Wikipedia…).

Il fatto che il Mali si chiamasse Sudan Francese prima di proclamare la sua indipendenza dalla Francia nel 1960 non ha reso le cose più semplici. Un’indipendenza di breve durata, che il giovane stato si libera da un colonialimo solo per passare ad un altro anche se di un’altro tipo, quello americano del Rock’n’Roll, jeans e delle motociclette. E Sidibé è pronto ad immortalare con grande entusiasmo questo incredibile momento storico ed economico di un paese che si scrolla di dosso le restrizioni del colonialismo accogliendo la cultura Pop a braccia aperte.
Le sue straordinarie foto in bianco e nero della gioventù di Bamako hanno un’immeditezza travolgente: coppie che ballano il Twist, pantaloni a zampa di elefante, occhiali da sole oversize e giacche dalle stampe caleidoscopiche la fanno da padroni. E non mi meraviglio che “l’occhio di Bamako”, come Sidibé era conosciuto, ha ricevuto molti premi nella sua lunga carriera diventanto nel 2007 il primo fotografo e il primo artista africano a vincere il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia.



Chissà ne è stato di quei volti sorridenti e di tutto quell’ottimismo, quale futuro e quali difficoltà aspettavano questi giovani dopo quel breve peridodo di promettente democrazia, e che ha portato guerre civili e colpi di Stato militare. Chissà se sono ancora vivi e come se la passano. Ma in queste bellissime fotografie, avvolte dalla magnifica colonna sonora di Rita Ray, questi volti sorridenti rimarranno per sempre giovani e felici.
2016 by Paola Cacciari.
Londra// estesa fino al 26 Febbraio 2017
Malick Sidibé: The Eye of Modern Mali a Sommerset House
Entrata libera
Interessante, come sempre. E bene hai fatto a localizzare il Mali, che la carta geografica africana è tanto mutevole da rendere impossibile seguirla.
Il precipitare della Storia ha reso queste immagini d’antan, e mi viene da dire, anche alla luce dei barconi che cristianamente accogliamo senza sapere poi gestire (YUM YUM)… che a quell’esplosione di allegria ne siano seguite di meno allegre.
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Mi è piaciuta davvero tanto questa mostra, e con quella bellissima musica di sottofondo nelle sale mi veniva voglia di ballare con loro. mi ha messo un tristezza il pensare a quello che è venuto dopo…
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Interessante e informativo !
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Grazie del commento e della vista! 🙂
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L’ha ribloggato su StefaniaSanlorenzoe ha commentato:
interessanti spunti di riflessione: sorrisi e movimento!
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