I gioielli di George Balanchine

Ho visto per la prima volta Jewels alla Royal Opera House nell’estate del 2013 quando la Compagnia di Ballo del Bolshoi è venuta in tournè a Londra. Sono ancora abbastanza una novizia in fatto di balletto e tendo a preferire opere che abbiamo una certa narrativa perché sono più facili da seguire. Ma la la bellezza astratta del capolavoro (uno dei capolavori…) di George Balanchine, uno dei più grandi coreografi del ventesimo secolo e uno dei fondatori della tecnica del balletto classico negli Stati Uniti mi ha lasciata completamente a bocca aperta.

E quando, la settimana scorsa, è stata la volta del Royal Ballet non vedevo l’ora… Negli ultimi dieci anni sono diventata una vera e propri balletomane e i ballerini del Royal Ballet sono diventati un po’ quello che i Duran Duran erano per me  15 anni: i miei beniamini…

Fu una visita alla gioelleria di Van Cleef & Arpels a New York ad ispirare Balanchine per questo balletto, creato nel 1967.  E fedele al suo nome, Jewels è strutturato in tre parti, ovvero Emeralds, un omaggio poetico alla scuola romantica francese tradizionalmente danzato con dei tutù lunghi di colore verde; Rubies che incarna la tradizione americana, improntata al musical di Broadway, con intonazioni jazz e (come si può immaginare) ha per tema il colore rosso rubino, e Diamonds che si ispira allo stile e al gran virtuosismo dei grandi balletti classici della tradizione artistica russa (tutti elementi cui si deve la celebrità di questa grande scuola) è in bianco e oro.

Marianela Nuñez and Thiago Soares in ‘Diamonds’ Bill Cooper

E ancora una volta mi Jewels mi ha conquisitato. Sembravano angeli che, avvolti in costumi magnifici, si muovevano sulle note di Faurè, Stravinsky e Čaikovskij come se la loro vita stessa dipendesse da quella musica. Ci sono momenti  in cui la vita ci regala uno squarcio di perfezione assoluta, quando la bellezza con la “B” maiuscola tocca una qualche corda nascosta dell’anima. E allora quando si ha un cuore di panna come il mio salgono le lacrime agli occhi per pura gratitudine …

22 thoughts on “I gioielli di George Balanchine

  1. Ciao Paola,
    io amo la danza da quando ho memoria e sono rimasta molto colpita dalle ultime frasi del tuo post perché esprimono con esattezza ciò che ho provato e provo anche io molte volte nel buio di un teatro o sul divano di casa guardando un pezzo di danza. Quella bellezza di cui parli, quell’armonia, che forse si sprigiona ancora di più nelle coreografie astratte di alta qualità come è appunto Jewels, arriva fino davvero fino in fondo, fino a scioglierti.
    Cuore di panna due, quindi 🙂
    A presto

    Silvia

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    1. Io sono arrivata alla danza relativamente tardi, negli ultimi dieci anni da quando cioe’ ho scoperto che il balletto e l’opera di alta qualita’ erano alla portata delle mie tasche plebee – bastava organizzarsi un pochino… Ed ora non rouscirei a concepire una vita senza di essa! 🙂 a presto! 🙂

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      1. Quando la gente mi chiede se non mi annoio a fare il mio lavoro io rispondo sempre di no che c’e’ talmente tanta bruttura nel mondo che essere pagati per guardare tutto il giorno a cose bellissme mi sembra una mano santa… Lo stesso vale per il teatro: c’e’ chi si droga o beve, io mi annullo nella bellezza per tollerare il presente… :/

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