Prima la Musica poi le Parole di Riccardo Muti

Al museo continuano i ferventi preparativi per il la prossima apertura del grande evento dell’anno The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains che aprirà tra poco più di due settimane ed è già praticamente esaurita. Ma sebbene io sia molto contenta che adoro i Pink Floyd e non vedo l’ora di vedere la mostra, da qualche giorno ho la Terza Sinfonia di Beethoven nella testa. Al museo vado avanti e indietro per le sale come un pesce rosso nella boccia e rispondo alle domande varie ed eventuali del pubblico mentre l’Eroica mi esplode nel cervello. Non che mi disturbi, sia chiaro.

Sono in questo stato da quando ho finito di leggere la biografia di Riccardo Muti comprata durante la mia ultima permanenza a Bologna. Si chiama Prima la musica poi le parole. Un bel libro. E mi ha fatto ripensare a quella sera di Aprile 2010 quando io il Maestro l’ho visto in carne ed ossa dirigere alla Royal Festival Hall l’orchestra Philarmonia di Londra in una serata di tutto Beethoven. Non avevo mai avuto la fortuna di vederlo all’opera Muti, che quand’è venuto anni fa a Bologna preferivo ancora Bono.

Ricordo la mia trepidazione e lo sguardo divertito della mia dolce metà, quando l’ho visto entrare sul palco e prendere posto sulla pedana, altero, elegante e meno alto di quanto pensassi. Ricordo il silenzio totale e Muti che con gli occhi socchiusi, ha alzato una mano. Ricordo come quella mano ha dato inizio al ‘miracolo’. Perché per me che alle medie non ho mai imparato neppure a suonare il flauto, ogni concerto di musica classica continua ad essere un miracolo di perfezione e di magia. Mi perdo nella musica, nei volti degli orchestrali, nei movimenti sincronizzati degli archi che si alzano e si abbassano come un corpo che respira. Mi perdo nel volto del direttore d’orchestra e nei gesti delle sue mani, delle sue braccia quale naturale estensione della mente. Ogni concerto sono due ore di pura magia. E ciò che importa, dice Muti,

“non è capire la musica da intenditore o melomane, ma recepirne un messaggio interiore, le emozioni che essa comunica”. 

E per questo serve solo abbandonarsi ad essa e farsi portare lontano.

 Riccardo Muti. Photograph: Reuters
Riccardo Muti. Photograph: Reuters

2017 ©Paola Cacciari

6 thoughts on “Prima la Musica poi le Parole di Riccardo Muti

  1. Eh già. .. della musica bisogna percepire e non capire. Concordo con la tesi di muti. Io per esempio che mi ostino a non voler capire l’inglese… ascolto delle canzoni la cui unica cosa che adoro è il suono di qielle parole su una base che al mio orecchio suona bene e dal mio cervello viene percepita come piacevole. ^.* buona giornata cara

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    1. Io lo capisco l’inglese, ma ti confesso che solo di rado ascolto DAVVERO le parole e in genere la cosa mi sorprende come una sorte di rivelazione che in genere mi perdo nella melodia e mi lascio trasportare, mentra faccio altre cose (tipo le pulizie o cucinare…) 😉

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  2. Tu hai descritto molto bene il fatto anche di… vedere.
    Combinazione, è proprio quello che ho detto sere fa quando su RAI 5 (ottimo canale RAI) era in corso un concerto e io godevo un mondo a seguire con gli occhi le mani del pianista piuttosto altri dettagli. La televisione, dicevo, con la sua mobilitià di ripresa e libertà, mi permetteva di arrivare anche lì, dove – fossi stato pure presente in posizione privilegiata – non avrei potuto partecipare.

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  3. All’auditorium della Royal Festival Hall, la sala da concerti lungo il Tamigi dove vado di solito, riesco a trovare biglietti economici nei posti occupati dal coro (quando la presenza di un coro e’ richiesta); sono scomode panche di legno ma sono i miei posti preferiti e non solo perche’ sono accessibili alle mie tasche, ma perche’ sono così vicini all’orchestra che posso toccare i musicisti. E, a differenza del resto della platea che vede il Maestro solo di spalle, io lo vedo di fronte. Posso ascoltare musica quando voglio a casa, metto un CD (sono ancora alla vecchia, io… 😉 ) e via, ma e’ questa vicinanza che trovo incredibile, il fatto che l’orchestra sia fatta di tante persone che respirano insieme come un organismo perfetto, il fatto che si tratta di uomini e donne che, insieme, in quel momento producano quel piccolo miracolo di perfezione. Mi sembra incredibile…

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