Una scatola giapponese.

Writing box, Nagasaki 1800-1850 (made) Victoria and Albert Museum
Writing box, Nagasaki 1800-1850 (made) Victoria and Albert Museum

Nelle British Galleries, le sale dedicate all’arte e al design britannico c’è una delicatissima scatola fatta per contere il necessario per la scrittura. È giapponese, in lacca intarsiata con disegni in madreperla. Acquisita nel 1852, è  uno dei primi oggetti giapponesi entrati nelle collezioni del museo, probabilmente  importato in Gran Bretagna attraverso l’Olanda, visto che prima del 1850 gli olandesi erano gli unici europei che potevano rivendicare diritti commerciali con il Giappone.

Trovo l’effetto domino che è derivato da questo evento estremamente affascinante. La forzata aperture dei porti del Giappone all’Europa e all’America scatenò una vera e propria mania per tutto quanto proveniva dalla terra del Sol Levante. La purezza delle linee, la semplicità e il naturalismo di modellato ebbero una influenza determinate sull’arte Britannica ed europea.

Senza il Giappone non ci sarebbero state l’Art Nouveau e le Arts and Crafts e il mondo avrebbe perso una grandissima occasione di bellezza. Niente Christopher Dresser e Aubrey Beardsley, Alfons Mucha o Gustav Klimt. Mi vengono i brividi solo a pensare a cosa avremmo potuto perderci…

8 thoughts on “Una scatola giapponese.

  1. Magnifica!
    Si.
    Notevole il lavoro dell’artigiano … ci sarebbe da scrivere un romanzo o una sceneggiatura su questa scatola… suggestioni a briglie sciolte.

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    1. Trovo la storia dietro gli oggetti che ci circondano affascinante. Il perche’ e il percome abbaismo scelto certe cose invece di altre, il fatto che ci ricordino persone e momenti felici (o meno) della nostra vita. Questo poi diventa particolamente vero in un museo come quello in cui lavoro che espone arte decorativa e i cui oggetti sono pezzi importanti di storia sociale… 🙂

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