A nessuno piace andare dal dentista, anche chi ne ha uno davvero molto bravo e simpatico (e metallaro) come il mio. Che c’è qualcosa nel sibilo del trapano, nel suo aspetto metallico e appuntito e nell’odore di carne bruciata e disinfettante che aleggia nell’aria di ogni studio dentistico che basta da solo a mettere a disagio anche chi non ha una vera e propria fobia. Proprio per questo una visitina mostra della Wellcome Collection dedicata al bianco perlato (o meno) della nostra dentatura è fortemente consigliata – e non solo a coloro che hanno continuato a rimandare una visita dal di controllo. Davvero, guardatevi intono e sarete grati di vivere nel XXI secolo e avere accesso alle meraviglie della moderna odontoiatria!

Come scienza indipendente, l’odontoiatria professionale fu lenta ad emergere. Per secoli, l’unica cura per il mal di denti era una dolorosa estrazione. Considerata al di sotto delle alte preoccupazioni di un medico propriamente detto, la cura e l’estrazione dei denti era riservata ai fabbri, ai barbieri e ai ciarlatani itineranti. Bisognerà attendere il 1728 e il medico francese Pierre Fauchard perché la nuova nascente professione dell’odontoiatria fosse ufficialmente ratificata. Prima di allora, per chi aveva mal di denti c’era poco da fare a parte affidarsi a tisane e pozioni, amuleti e preghiere a Sant’Apollonia che, secondo la tradizione fu torturata cavandole i denti di bocca e per questo considerata patrona dei dentisti, igienisti dentali e odontotecnici e, appunto, i suddetti temuti barbieri/fabbri estrattori di denti. Ma l’odontoiatria era costosa (ancora lo é) e i primi dentisti naturalmente si rivolgevano agli aristocratici, occupandosi di trasformare i loro denti rovinati dallo zucchero e di restituire così lo il sorriso e con esso il loro posto in società.

Prima che Charles Goodyear perfezionasse le protesi in gomma vulcanizzata nel 1840, i denti falsi erano costosi e scomodi. Appoggiati a molle, avevano una sfortunata tendenza a saltare fuori dalla bocca. Nella caricatura satirica di Thomas Rowlandson, Nicholas Dubois de Chemant, dentista della società londinese che era sfuggito alla Rivoluzione francese, “mostra” un nuovo set di protesi di porcellana Wedgwood ad un potenziale cliente. Il catalogo di brutture e cattivi odori offerto da una bocca aperta doveva essere davvero terribile ancora nel 1811 se perfino gli illustratori georgiani come nostro Rowlandson si proccupano di farci caicature satiriche. Fortunatamente per tutti le cose erano destinate a migliorare se non altro per l’introduzione, alla metà dell’Ottocento, dell’anestesia.

Ma fu solo alla fine degli anni Quaranta, con la nascita del National Health Service (NHS), il servizio sanitario britannico istituito nel 1948 che per la prima volta anche persone comuni che fino ad allora soffrivano il mal di denti in silenzio, possono permettersi il privilegio di una visita oodontoiatrica. Lo stato delle dentature della nazione comincia a migliorare agrazie anche ad una serie di campagne di informazione promosse dal Governo a favore dei benefici dell’igiene orale quotidiana, della riduzione del consumo di zuccheri e dei controlli regolari dal dentista, soprattutto per i bambini.
Oltre alla straordinaria selezione di denti finti, dentiere, paste e spazzole (incluso lo spazzolino da denti d’argento di Napoleone) e alle enormi dentiere finte usati dai dentisti tirocinanti per fare pratica, c’è anche una simpatica esposizione di lettere scritte dai bambini alla fatina dei denti. 🙂

Si termina con un display sui denti nella società di oggi. Essendo l’unica parte visibile dello scheletro umano, i denti sono intrinsecamente legati all’identità, sia individuale che culturale. Basta pensare alle cifre che una persona o una famiglia media è disposta a spendere (privatamente o meno) in impianti, protesi, corone, apparecchi e igiene orale.
Ma i nostri denti dicono molto altro su chi siamo e otturazioni, operazioni (etc, etc) forniscono indizi forensi di vitale importanza in caso di guerre o catastrofi, naturali rendano necessari identificare i corpi. Intervenire sui denti può persino aiutare a curare l’ansia. Ripensandoci, forse è il momento di prenotare quel check-up dopo tutto… 🤔
2018 ©Paola Cacciari
Londra// fino al 16 Settembre 2018
Teeth @ Wellcome Collection
Un sorriso amaro (lo zucchero fa male ai denti)
LikeLiked by 1 person
Purtroppo (sospiro…) E te lo dice una cioccolatomane impenitente…
LikeLiked by 1 person
Un articolo spassoso quanto interessante. Sempre un piacere leggerti cara Paola. Un abbraccio. Isabella
LikeLiked by 1 person
Grazie carissima! 🙂 Buona settimana! 🙂
LikeLiked by 1 person
Anche a te mia cara. Ciao
LikeLiked by 1 person
Bizzarra mostra, ma molto interessante
LikeLiked by 1 person
Davvero un soggetto insolito, come insolite sono in genere le mostre allestite dalla Wellcome Collection. Ne ricordo una sulla morte, una sulle droghe e uno sullo sporco! 🙂 le trovi tutte qui https://vitadamuseo.wordpress.com/?s=wellcome+collection
LikeLiked by 1 person
Grazie. Ci sbircio volentieri
LikeLiked by 1 person
Simpaticissimo questa mostra! Un po’ terrificanti gli attrezzi da lavoro, non so come gli usassero e nemmeno lo voglio sapere! Adoro le belle dentature e mi spiace vedere persone che non le curano! Certo in alcuni casi cambiano colore, ma come si fa ad evitarlo?
Ciao cara!
LikeLiked by 1 person
Ciao carissima! come stai? Un abbraccio e un sorriso a tutti denti!! 😉
LikeLiked by 1 person
Bene dai! Gran da fare con l’estate, speriamo di riprendere presto col blog e la vostra piacevole compagnia 🤗
LikeLiked by 1 person
Graze carissima! Buon Settembre! 🙂
LikeLiked by 1 person
Anche a te 😘
LikeLiked by 1 person