Affascinante e inquietanate: la pittura di Lucian Freud (1922-2011) mi attira e allo stesso tempo mi fa stare male. La trovo affascinante per il tempo e la cura meticolosa che Freud impiega nel riprodurre ogni vena, ogni neo, ogni ruga del viso, ogni piega della pelle, ma inquietante per la crudele onestà con cui rende il corpo mano, anche quello giovane e bello della mia (allora) collega Ria.
Ero curiosa di vedere se sarebbe stato altrettanto spietato anche verso se stesso. Ho visto alcuni dei suoi autoritratti e sapevo che quello sarebbe stato il caso. Ma trovarsi faccia a faccia con quella sua spietata oggettività rivolta verso se stesso mi ha lasciato ugualmente a bocca aperta.
Freud disse una volta che “non tutti vogliono essere così onesti con se stessi” e questa è la vera crudeltà della sua opera e il grande pregio di questa mostra della National Portrait Gallery.
Con la brutale lente d’ingrandimento del suo spietato realismo volta verso sé stesso, Freud ci costringe ad ammette che ha ragione lui e che non tutti vogliono o possono essere così onesti nell’esaminare la loro fragile umanità, che per alcuni ciò che vedrebbero se si guardassero allo specchio, se davvero si guardassero, non sarebbe accettabile. Lui invece dipinge proprio la verità che non tutti vogliono vedere, e forse proprio questa è la cosa che rende la sua arte così incredibilmente bella.
2019©Paola Cacciari
Londra//fino al 26 Gennaio 2020
Lucian Freud: The Self-portraits
Una tua collega è stata ritratta da L. Freud? Davvero?
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Si’, e’ proprio vero! 🙂 https://www.theguardian.com/artanddesign/2019/sep/08/i-was-lucian-freuds-spare-pair-of-eyes
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Wow!!
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🤗
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