Uno dei (molti) vantaggi del lavorare nel museo che ospita la collezione nazionale di fotografia è che il display della Photography Gallery cambia circa ogni dieci mesi. Il che permette a chi, come me, ci passa per lavoro intere giornate, di imparare sempre cose nuove. Così quando oggi sono andata a vedere la retrospettiva che la National Portrait Gallery dedica a questo grande della fotografia, ero già preparata. Almeno un po’.
Il fotografo statunitense William Eggleston (1939 –) è famoso per le sue fotografie dai colori accesi. Al giorni d’oggi, grazie a siti come Instagram e affini, la fotografia a colori è diventata per molti un linguaggio universale forse anche più naturale della parola. Gli smartphones e i social media hanno reso le istantanee della nostra quotidianità una seconda lingua. Ma negli anni Sessanta, quando Eggleston comincia a sperimentare con il colore, questo non era il caso. Allora la fotografia a colori, principalmente associata all’industria della pubblicità, era considerate inadatta alla fotografia d’arte.
Nato a Memphis nel 1939, Eggleston è cresciuto in una famiglia agiata in cui (anche prima che le sue immagini cominciassero a vendere) il denaro non è mai stato un problema. Inutile dire che questo suo background di personaggio bianco e ricco rende William Eggleston un insolito cantore della realtà americana. Nel 1972 comincia a creare immagini utilizzando la una tecnica complessa e costosa che permette di stampare separatamente i vari colori presenti in un’immagine, permettendo soprattutto al rosso e al verde di manterene la brillantezza originaria.
Nei suoi ritratti fotografici, scattati perlopiù nella sua città natale, Eggleston cattura la bellissima banalità del quotidiano. I suoi soggetti sono colti alla sprovvista, a cena, alla stazione di servizio, al lavoro in un supermercato, come il giovane della foto qui sotto.
È una foto bellissima, una delle mie preferite della mostra (e ce ne sono molte di foto bellissime…). La luce dorata del sole al tramonto illumina il suo bel volto, il ciuffo dorato, il braccio morbido. Sembra in posa. Eccetto che non lo è. Il ragazzo sta di fatto riportando una fila di carrelli usati dentro al supermercato. È una scena così banale che molti non la degnerebbero neanche di una seconda occhiata. Ma la magia della luce naturale e la brillantezza del colore rendono assolutamente straordinaria.
Il suo approccio è sempre lo stesso, indipendentemente dal soggetto. Che si tratti di una persona o di un paesaggio, del cantante dei Clash Joe Strummer, di suo zio o della sua amante, Eggleston tratta tutti allo stesso. Per lui la foto (e tutto ciò che essa contiene) racconta una storia e questa da sola basta a dare alle sue sue immagini un potenza straordinaria.
Ma è soprattutto con le persone comuni che il suo genio si esprime pienamente, aprendosi alle possibilità offerte dall’immagine. Nei volti dei suoi soggetti, Eggleston trova al tempo stesso tenacia e vulnerabilità. Mi spiego: una cosa è rappresentare un’idea generica dell’alienazione nelle sue immagini desolate di parcheggi deserti dei grandi centri commerciali; un altro è fotografarla personificata nel ritratto di suo figlio che, accasciato sulla poltrona, una cicatrice visibile sulla fronte, guarda con ostilità la lente dell’obbiettivo. A dimostrare che, se una foto non è affatto una cosa semplice, un ritratto fotografico lo è ancora meno.
2016 ©Paola Cacciari
Londra//fino al 23 Ottobre 2016.
William Eggleston: Portraits.
National Portrait Gallery
Non lo conoscevo, grazie per questo post!
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Lo consocevo poco anch’io, e’ un fotografo fantastico!
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Un posto felicemente ispirato, le due fotografie poi sono ineccepibili, la seconda in particolare, le manca solo la parola, viene da chiedere a quel tipo: «Ehi, non ho sentito, cos’hai detto?».
Alla prossima!
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Errata corrige: un post non un posto!
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Davvero Guido, uno potrebbe passare ore a guardare quelle foto e ad immaginare le storie di quelle persone, le loro vite i loro piccoli grandi drammi. Il tipo di cui parli nella seconda foto e’ Joe Strummer, il cantante dei Clash una delle piu’ importanti punk-rock band inglesi del periodo compreso tra la fine degli anni Settana- inizio anni Ottanta. All’epoca della foto erano all’apice della fama. E’ morto nel 2002 a soli 50 anni a causa di una malformazione congenita al cuore. Il bassista della band e’ ancora vivo e fa il pittore a Londra, ed e’ pure piuttosto bravo…
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