Non ho mai avuto molta simpatia per Maria Antonietta (1755-1793): frivola, superficiale, manipolatrice e spendacciona, passava il suo tempo a giocare a fare la pastorella a Versailles invece di preoccuparsi della sorte del suo popolo. Non era forse la sua la famigerata frase“Se non hanno pane, che mangino brioches!” riferita al popolo affamato? E se poi, nell’ottobre del 1789, una folla armata aveva marciato su Versailles per chiedere pane al re. In fondo era colpa sua, ho sempre pensato. Almeno fino a qualche settimana fa quando, tornata al museo dopo mesi di chiusura forzata causa covid, mi sono trovata a spartire le sale dell’Europa settecentesca proprio con lei, con la disgraziata Regina. E per la prima volta mi sono fermata a guardarla. A guardala DAVVERO, dico.
E questa è stata una vera sorpresa: che sebbene questa citazione sia tradizionalmente attribuita a Marie Antoinette (l’ho sentita per la prima volta alle scuole elementari), in realtà la frase è di Jean-Jacques Rousseau che la scrive nelle Confessioni, in riferimento ad un evento del 1741, quando Maria Antonietta non era neppure nata. In tutti questi anni l’idea di verificarne la provenienza non mi aveva neppure sfiorata, che se lo dicevano i libri di storia, doveva essere vero. Ma la storia, si sa è scritta dai vincitori. E i vincitori, soprattutto in passato, sono sempre stati gli uomini. Mi sono fatta la nota mentale di non mai perdere l’abitudine di mettere in discussione le cose, soprattutto quelle radicate.

In questo ritratto di François-Hubert Drouais, Marie-Antoinette ha 17 anni e da tre era già la moglie infelice e annoiata del Delfino di Francia, il futuro Luigi XVI. Regina o no, un’adolescente resta un’adolescente. Sposata a quattordici anni ad un tizio che non aveva neppure mai incontrato e che non voleva una moglie austriaca, costretta a lasciare la famiglia, il Paese e persino il suo cane, per essere catapultata nel formalissimo mondo della monarchia francese, in cui persino il togliersi una forcina dai capelli è strettamente regolato dall’etichetta, non sorprende che la povera Marie-Antoinette abbia finito con il darsi alle feste, ai pettegolezzi e allo shopping per non morire di frustrazione e di noia! 😬 🙄 Il delfino Luigi poi, raramente dormiva con lei, e il matrimonio non sarà consumato per anni. E naturalmente, in quanto donna, tutti gli occhi sono puntati su di lei e sul suo al ciclo mestruale, la cui apparizione ogni mese costituiva la prova della sua incapacita’ di moglie di suscitare passione nel marito, di restare incinta e di produrre, insieme ad un erede al trono, una solida alleanza franco-austriaca. Cosa che l’imperatrice sua madre, Maria Teresa d’Austria, non sembra perdere occasione di farle notare.
Trovo difficile difficile abituarmi all’idea che all’epoca Marie Antoinette aveva soli diciassette anni. Mi chiedo io, quanti adolescenti che non si chiamino Greta Thunberg sono più interessati (davvero interessati, dico al punto da lasciare tutto) alla politica mondiale che quello che faranno nel fine settimana. Io alla quell’età certamente interessata alla politica non lo ero. Marie Antoinettena ragazzina travestita da Regina, ad una perenne festa in maschera, oblivia del resto, di quello che avveniva fuori dalle mura di Versailles, la fame, la furia del popolo. Le maldicenze dell’antica nobiltà di corte, offesa dal comportamento infantile e dalla mancanza di rispetto della Regina per l’anzianità e il rango, faranno poi il resto.
Guardo il ritratto di quella ragazzina sola e isolata a cui la vita aveva dato tutto, tranne uno scopo e mi viene da pensare che la povera Marie Antoinette ha avuto la grossa sfortuna di essere una teenager al momento sbagliato. Se fosse nata qualche secolo dopo si sarebbe stata l’anima della festa.
2020 ©Paola Cacciari