“Excuse me Miss, could you telle me where is the Lecture Theatre? I’m givig a talk tonight and I’m a bit lost…” mi chiede sorridente il corpulento vicario anglicano entrato insieme ad un paio di compagni alla Reception del Museo. Quel viso mi è famigliare (quella fossetta… quel sorriso… dove li ho già visti??) ma il nome non mi dice nulla (io con i nomi sono un disastro) ed è solo quando una signora molto emozionata mi mostra a fine serata il libro autografato che mi si accende la lampadina e mi esce una risatina incredula. Che mi era appena capitato di incontrare l’altra metà (quella strumentale) di The Communards!Uh!
Che gli ex-adolescenti degli anni Ottanta che come me sono cresciuti con una dieta di MTV e VideoMusic non possono non ricordare tormentoni come Don’t Leave Me This Way (1986), Never Can Say Goodbye (1987) e l’esuberante falsetto di Jimmy Somerville. Conosciutisi nei Bronsky Beat, Sommerville (che mio cugino chiamava Fagiolino) e Coles decidono di formare The Communards. Ma sebbene molto più alto e talentuoso di Sommerville, Richard Coles non era tagliato per le luci della ribalta e nel 1990, mentre decide cosa fare “da grande” trova (o ri-trova) la fede e decide che forse studiare teologia gli si addice di più che fare la pop star. Si laurea al King’s College di Londra, prende i voti et voilà! Entri il Reverendo Richard Coles, giornalista, scrittore e presentatore del popolarissimo programma radiofonisco domenicale Saturday Live in onda sulla BBC Radio 4 (il suo twitter account @RevRichardColes ha oltre 139,000 followers), e dal 2005 sacerdote anglicano e responsabile, insieme al suo compagno David (anch’egli vicario anglicano) delle anime dei parrocchiani del piccolo villaggio di Finedon, nel Northamptonshire una regione delle Midlands Orientali, dove due dei suoi antenati già fossero Vicari nel XVII secolo.
Per me che sono crescita in un paese come l’Italia, dove la vita è ancora dominata dal tradizionalismo polveroso della Chiesa cattolica e dove le unioni civili sono ancora considerate con sospetto, quando non sono apertamente ostracizzate, l’immagine di un sacredote ex-musicista pop apertamente gay e felicemente in coppia nella sicurezza dell’unione civile, è davvero una ventata di aria fresca.
Se questo non bastava, ora il Reverendo è uno dei partecipanti alla versione inglese di Ballando con le stelle, che qui si chiama Strictly Come Dancing. Inutile dire che il reverendo irriverente è già il mio preferito, nonostante il suo disatroso Cha Cha Cha… ! 🙂
2016 ©Paola Cacciari
Solo un inglese può essere così eclettico e bizzarro! Bel post!
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Verissimo! Trovo sia assolutamente fantastico!
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A viverci insieme ci sono giorni che fantastico non è, però ammiro anche io la scaltrezza che hanno nel reinventarsi
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Che grande voce Jimmy Somerville
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Davvero! Glia anni Ottanta… quanti ricordi! 🙂
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Davvero musica spettacolare e adolescenza meravigliosa 😀
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Pensa te. Bel post!
Ho il loro primo album.
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Io avevo la musicassetta! 🙂 non avevo posto in camera mia per lo stereo con il giradischi cosi’ mi ero fatta regalare dai miei il boombox… 🙂
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altro che aria fresca, qui si arriva alla fantascienza 🙂
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In l’Italia lui sarebbe certamente considerato alla stregua di un marziano… 😉
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Sicuramente
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Ma pensa te! Magari avere un don così qui a Bologna nella mia chiesa…. anche se dicono che il nostro attuale sia uno all’avanguardia. .. sicuramente non a questi livelli. . E cmq se così fosse probabilmente mi impegnerei a essere una brava frequentatrice… invece siccome la chiesa la definisco una brutta setta con una burocrazia assurda…. da che è morto il nostro buon don Pietro, me ne tengo alla larga e non poco. Buona giornata Paola
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Molti anni fa nella mia parocchia in San Donato c’era un giovane cappellano appassionato di musica e di astrologia; visto che noi della ballotta non andavamo in chiesa ma ci trovavamo alla gelateria li vicina, lui aveva preso a venire da noi e tra un gelato ed una partita e bilairdino e’ riuscito a portare molti di noi adolescenti in chiesa. Poi e’ stato trasferito dall’altra perte della citta’ e noi siamo ritronati in gelateria…
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E non ti ricordi il suo nome?
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