Il colori della Natura secondo la Natura.

Sono una storica dell’arte, ma soprattutto sono un’amante della bellezza. E la bellezza spesso per me è associata al colore. I blu di Poussin, i gialli di Vermeer, i rossi di Caravaggio e dei caravaggeschi. Oppure la fotografia in tecnicolor di William Eggleston o Guy Bordin per fare un paio di nomi a casaccio tra i tanti grandi fotografi che mi fanno sognare.

Il mondo che ci circonda è un mondo a colori. Televisori ad alta definizione e applicazioni come Instagram che ci permettono di manipolare la realtà come e quando vogliamo basta avere uno smartphone, ci fanno spesso dimenticare che i colori che artisti e fotografi cercano con tanta ostinazione di riprodurre sono stati creati molto tempo prima dalla Natura. Come Fabrizio Bentivoglio in Marrakesh Express, a volte penso che sarò una delle ultime persone ad avere i ricordi in bianco e nero. Inutile dire che mi fa strano.

Colour and Vision
E allora ben venga Color and Vision al Natural History Museum a ricordarci che la Natura, a differenza di Instagram, non utilizza filtri. Nonostante si trovi accanto al museo in cui lavoro, non vado spesso al Natural History Museum anche se la collezione è super-affascinante: è troppo affollato e troppo rumoroso e più che ad un museo sembra mi sempre più simile ad un circo. Un circo bellissimo, ma sempre un circo.

Faccio eccezione per le mostre, sempre di grande qualità che permettono anche ad una profana come la sottoscritta di allargare le conoscenze scientifiche senza annoiarsi. E Color and Vision non fa eccezione. E ancora una volta mentre seguo il percorso della mostra, scopro che i primi organismi preistorici esistenti molti milioni di anni fa erano creature così antiche da non aver ancora sviluppato un apparato visivo (e non avendo gli occhi ed essendo pertanto incapaci di vedere il nemico arrivare, aggiungo io, non sorprende che si siano estinte…), mentre altre creature la vista ce l’hanno, ma molto diversa dalla nostra. Il bulldog per esempio vede il mondo come noi esseri umani, ma più sbiadito (un po’ come chi essendo daltonico non vede certi colori), mentre la libellula abita un mondo psicadelico che sembra uscito dalla copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles. Da gattofila convinta, sono tuttavia un po’ offesa dal fatto che il mio animale preferito sia stato ignorato. Pazienza, non si puo’ avere tutto…
Gli occhi sono un organo meraviglioso. Ma al contrario di quanto l’esimio critico d’arte vittoriano John Ruskin voleva credere, i colori e la vista non sono stati creati per permettere alle creature della terra di ammirare la gloria del Signore, bensì per una ragione molto più pratica e spietata, quella legata all’evoluzione della specie. In pratica mentre il predatore sviluppava la vista, la preda sviluppava i meccanismi di difesa per mimetizzarsi. E il mondo diventava sempre più colorato. Inutile dire che sono molto contenta di non vedere il mondo in bianco e nero come la lumaca: sarebbe davvero un peccato.

 Starling Sturnus vulgaris © The Trustees of the Natural History Museum, London
Starling Sturnus vulgaris © The Trustees of the Natural History Museum, London

 

Londra// fino al 6 Novembre 2016
Colour and Vision
Natural History Museum, London

7 thoughts on “Il colori della Natura secondo la Natura.

  1. È molto suggestivo, bello, il manifesto-logo della mostra. Grafica interessante e creativa, e sintetizza con grande intelligenza.
    Ecco, solo il fondo neroche incupisce, il che parlando di colore… probabilmente l’autore non è un mediterraneo 🙂

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