Carl Fabergé, il gioielliere degli Zar

È difficile immaginare la Russia del XIX secolo. Un mondo che andava dalla Polonia all’Alaska, che copriva un sesto del globo e che che si estendeva su tre continenti. Un mondo dominato da una sola, autocratica famiglia, i Romanov che dall’isolamento di San Pietroburgo, la nuova capitale dell’impero russo che Pietro il Grande fece costruire ex novo nel 1703 come  “finestra sull’Occidente” per facilitare gli scambi commerciali e culturali, finirono come con lo scontrarsi come sonnambuli contro la dura realtà della Rivoluzione. Questo era il mondo di Peter Carl Fabergé (Карл Густавович Фаберже, 1846-1920).

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Peter Carl Fabergé

Nato a San Pietroburgo da padre tedesco di origine ugonotta e da madre danese, il giovan Carl fu educato inizialmente nella capitale. Nel 1860, Gustav Fabergé decise che quel suo figlio talentuoso meritava di meglio e si traferi’ con la famiglia a Dresda, lasciando la sua attività nelle mani di esperti e fidati manager. Grazie al governo di Augusto II il Forte, il Principe elettore di Sassonia, Dresda era divenuta nel XVIII una metropoli artistica di livello europeo, la “Firenze sull’Elba”. Augusto il Forte non solo amava il lusso e i gioelli vistosi, ma amava mostrarli e la sua infatti fu la prima collezione museale aperta al pubblico che Peter Carl ebbe modo di vedere mentre frequentava un corso alla Scuola delle Arti e dei Mestieri di Dresda.

Non ci volle molto perchè il suo eccezionale talento come orefice fosse notato dallo Zar Alessandro III.
In Russia la festa più importante dell’anno è la Pasqua che generalmente cade in una data diversa da quella cattolica e, a differenza di quella italiana, viene celebrata solennemente andando a Messa e scambiandosi doni e uova decorate simboli di vita e di fertilità e di resurrezione. Ma quello che l’imperatrice Maria Feodorovna (1847-1928) ricevette nel 1885 dal marito, lo Zar Alessandro III era un uovo unico, la briscola dei regali di Pasqua.

The Faberge Hen Egg

L’Uovo con gallina (o Primo uovo con gallina) è il primo delle uova imperiali Fabergé e fu talmente apprezzato dallo zar e dalla zarina, che la famiglia reale trasformò quello che doveva essre un dono occasionale, in una tradizione annuale portata avanti anche dal figlio ed erede di Alessandro III, Nicola II che ogni anno dal 1894 fino al 1917, commissionò  due uova, una per la moglie, la Zarina Alessandra Feodorovna, e l’altra per l’Imperatrice madre. La tradizione fu interrotta solo nel 1904-05 quando, in occasione della guerra russo-giapponese  lo Zar non ritenne di buon gusto scialacquare in oggetti inutili.  Ogni anno, le uova con sorpresa diventavano più intricate e più ingegnose. Dopo il successo dell’Uovo con gallina, lo Zar diede a Fabergé il pieno controllo artistico sulle creazioni annuali. Unica condizione: che le uova contenessero una sorpresa.

 

Russian royalty Tsar Alexander III and Empress Marie fedorovna of Russia with their children
Tsar Alexander III and Empress Marie fedorovna of Russia with their children

 

Ciò che i Romanov non sapevano in quel giorno di Pasqua del 1885 era che 32 anni (e 49 uova) più tardi il mondo che conoscevano e governavano sarebbe crollato con violenza, portando con se’ la famiglia reale e con essa le rare creazioni di Fabergé.

 

Ma questo ancora nessuno lo sapeva, meno che meno Fabergé, che nel 1900, partecipa (sebbene fuori concorso, in quanto il gioielliere era anche membro della giuria) con le sue creazioni all’Esposizione mondiale di Parigi – il che non impedi’ alla Casa di ottenere la medaglia d’oro dell’esposizione e a Carl Fabergé di ricevere dall’associazione dei gioiellieri parigini il titolo di maître e la croce di cavaliere della Legion d’onore.  Essere russo nella Francia di fine secolo era decisamente cool.

Al suo apice, la Casa Fabergé impiegava oltre a 500 artigiani, poteva contare su un capitale di compagnia di tre milioni di rubli e, oltre alla sede di San Pietroburgo, al 16/18 dell’elegante Bol’šaja Morskaja, aveva succursali a Mosca, Odessa, Kiev e persino a Londra – quest’ultimo negozio sovvenzionato quasi per intero da un solo cliente, il godereccio re Edoardo VII che non per niente era zio di Nicola II (avendo sposato Alessandra di Danimarca, la cui sorella Dagmar altri non era che l’imperatrice Maria Feodorovn).

 

Russian royalty The Family of Tsar Nicholas II of Russia
The Family of Tsar Nicholas II of Russia

 

Ma poi, l’8 Marzo 1917 la Rivoluzione bolscevica cambia tutto. Fabergé, era un uomo segnato data la sua associazione con l’elite del paese e nel 1918, la Casa Fabergé fu nazionalizzata dai bolscevichi e tutti i pezzi presenti in magazzino confiscati. Carl Fabergé lasciò San Pietroburgo in modo roccambolesco, a bordo di un treno diplomatico diretto a Riga, in Lituania. Da lì raggiunge la Svizzera, dove nel dicembre del 1918 fu raggiunto dalla moglie e dal figlio Eugène, sfuggiti alle grinfie dei bolscevichi raggiungendo a piedi la Finlandia. Peter Carl Fabergé non si riprese mai dallo shock della Rivoluzione russa. Morì, in Svizzera, il 24 settembre 1920 “di crepacuore”. O almeno così dice la leggenda metropolitana. La sua salma riposa oggi nel Cimetière du Grand Jas, a Cannes.

Dopo la caduta dei Romanov, le collezioni d’arte reale furono depredate. Le meravigliose uova di Pasqua (tranne una salvata dall’imperatrice madre Maria Feodorovna che la porta con se’ in esilio in Inghilterra, dove si rifugia dalla sorella Alessandra nel 1919) furono impacchettate e portate a Mosca, nascoste in un angolo buio dell’Armeria del Cremlino, dove rimasero fino a quando Stalin decise che era ora di vendere i tesori russi per finanziare il suo governo.

The Faberge Lillies of the Valley Egg, a gift from Nicholas II to his Empress Alexandra Fyodorovna.
The Faberge Lillies of the Valley Egg, a gift from Nicholas II to his Empress Alexandra Fyodorovna.

A partire dal 2006, appena ventuno uova erano ancora in Russia, per la maggior parte in esposizione nel Palazzo dell’Armeria del Cremlino di Mosca. Nel febbraio del 2004 l’oligarca russo Viktor Vekselberg acquistò le nove uova imperiali precedentemente possedute dall’editore americano Forbes, restituendo così alla Russia una parte della sua storia dell’arte.

Il Museo Fabergé, inaugurato a San Pietroburgo nell’autunno 2013 da Vekselberg nel rinnovato palazzo Šuvalovskij, gioiello neoclassico della fine XVIII secolo (forse opera dell’italiano Giacomo Quarenghi) che si affaccia sul Fontanka, uno dei canali che attraversa il centro di San Pietroburgo per gettarsi nella Neva, ospita oltre a vari reperti degli Zar di Russia, le suddette nove uova imperiali (Uovo con gallina, Uovo rinascimentale, Uovo del bocciolo di rosa, Uovo dell’incoronazione, Uovo dei mughetti, Uovo del XV anniversario, Uovo con galletto, Uovo dell’alloro e Uovo dell’Ordine di San Giorgio). Purtroppo in occasione della mia breve visita a San Pietroburgo lo scorso Marzo il museo era chiuso per due settimane. Peccato.

Almeno mi sono consolata con questo capolavoro, appartenuto ai Rothschild, in mostra al Palazzo dello Stato Maggiore, il lungo edificio (580 m) disegnato da Carlo Rossi in stile Impero e costruito fra il 1819 ed il 1829, che sta davanti Palazzo d’Inverno e che ospita collezioni di arte moderna (Impressionosmo, Post-Impressionismo e Avanguardie) dell’Ermitage.

The Rothschild Faberge clock egg, Hermitage Museum, St Petersburg. 2018 © Paola Cacciari
The Rothschild Faberge clock egg, Hermitage Museum, St Petersburg. 2018 © Paola Cacciari

Commissionata nel 1902 da Béatrice Ephrussi de Rothschild in occasione del fidanzamento del fratello minore, il barone Édouard Alphonse James de Rothschild, questa è una delle poche uova che la Casa Fabergé ha creato per altri clienti che non fossero membri della famiglia imperiale russa (e una delle più costose che Fabergé avesse mai prodotto e venduto), ed è appartenuta alla famiglia Rothschild fino al 2007, quando fu acquistata dal collezionista Aleksandr Ivanov per 9 milioni di sterline. Ouch! Dal 2014 l’abbagliante uovo Rothschild fa bella mostra di sè (insieme ad una serie di altri piccoli “oggetti di fantasia”, come i tipici deliziosi piccoli animali in pietre preziose) all’Ermitage di San Pietroburgo, donato da Vladimir Putin in occasione del 250 anniversario del museo.

2018 ©Paola Cacciari

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