Shadows on the Tundra (I lituani al mar di Laptev. L’inferno di ghiaccio nei lager comunisti) di Dalia Grinkevičiūtė.

C’è solo una parola per descrivere questo libro: straordinario. Parlo di Shadows on the Tundra, tradotto in italiano come I lituani al mar di Laptev. L’inferno di ghiaccio nei lager comunisti (editore Pagine, 2009) della lituana Dalia Grinkevičiūtė. Mi ha lasciato davvero senza fiato.

Fatta eccezione per Primo Levi e Aleksandr Solženicyn, le testimonianze dei campi di concentramento nazisti e dei gulag sovietici sono praticamente inesistenti. Nel caso dell’URSS, la censura non cessò con la morte di Stalin e neppure con la fine dell’Unione Sovietica, ma continuò per molti anni a cercare di cancellare le testimonianze dei sopravvissuti. Non che molti di loro volessero parlare, sia chiaro. Per questo la testimonianza di Dalia è così preziosa.

Nel 1941, in seguito all’occupazione sovietica della Lituania, la quattordicenne Dalia Grinkevičiūtė (1927–1987) e la sua famiglia vengono deportati dalla loro nativa Lituania in un campo di lavoro in Siberia, a Trofimovsk (Трофимовский пгт) isola carceraria nel delta del fiume Lena posta oltre il circolo polare artico dove molti dei deportati morirono di freddo e fame. Separata dal padre (morto negli Urali) Dalia, si assume il compito di prendersi cura del resto della famiglia, la madre e il fratello, sottoponendosi a dodici ore al giorno di lavoro manuale. Sin dall’inizio, Dalia capisce che cedere alla debolezza del corpo è il primo stadio che porta alla morte, ed è pertanto determinata a rimanere in piedi e continuare a lavorare, anche quando la malattia, la denutrizione, il congelamento e la diarrea frequente sembrano una sfidare ogni umana possibilità.

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In un luogo come il gulag dove tutto è disegnato per spogliare i prigionieri della loro umanità, Dalia lotta per mantanere la sua dignità di essere umano. Una natura leopardiana, imponente e terribile allo stesso tempo – l’immensità risplendente della tundra con i suoi ghiacci, lo spettacolo dell’aurora boreale – non fa altro che esaltare con la sua terrificante bellezza, la nullità dell’esistenza umana. Ma come Francesca nel Canto V dell’Inferno dantesco che dice “Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”, anche Dalia non può pensare alle prime note de La Traviata o ascoltare Il Lago dei Cigni senza mettersi a piangere, senza che la consapevolezza della sua adolescenza perduta per sempre la colpisse come un pugno in faccia.

Dalia Grinkevičiūtė
Dalia Grinkevičiūtė

Nel 1949, all’età di 21 anni, Dalia riuscì a fuggire dal gulag insieme alla madre e a fare ritorno in Lituania; qui, nascondendosi nelle case di amici e parenti a Kaunas per un anno, inizia a scrivere i suoi ricordi su pezzi di carta che trova qua e là. Quando la madre muore nel 1950, Dalia la seppellisce di nascosto nella cantina della loro casa di Kaunas e temendo di essere arrestata, nasconde le pagine del suo diario in un barattolo che seppellisce nel giardino di casa, per metterle al sicuro dal KGB. E aveva ragione ad essere preoccupata, che infatti poche settimane dopo, fu nuovamente arrestata ed rimandata in Siberia. Fu solo nel 1956 che poté tornare in Lituania, ma una volta tornata cercò invano il barattolo con le pagine delle sue memorie, senza riuscire a trovarlo. Avendo studiato medicina, Dalia lavora come medico nella Lituania Sovietica fino al 1974, quando fu dismessa dalle autorità sovietiche. È in questo periodo che la donna decide di riscrivere le sue memorie – memorie che questa volta furono prontamente pubblicate nelle edizioni dissidenti russe samizdat (Память) nel 1979. Eventualmente il diario originale fu riscoperto 1991, quattro anni dopo la sua morte e dopo che la Lituania aveva riguadagnato l’indipendenza. Questo libro è la traduzione di quelle stesse pagine, la storia sepolta da Dalia. L’immediatezza della sua scrittura testimonia non solo della sofferenza che ha subito, ma anche della speranza che l’ha sostenuta. È una storia di sofferenza e di coraggio e di indomita volontà di sopravvivere.

2020 ©Paola Cacciari

http://www.lithuanianstories.com/2019/03/22/dalia-grinkeviciute-la-sua-storia/

http://www.lithuanianstories.com/2018/09/10/yurta-lituani-mar-di-laptev/

 

2 thoughts on “Shadows on the Tundra (I lituani al mar di Laptev. L’inferno di ghiaccio nei lager comunisti) di Dalia Grinkevičiūtė.

  1. Giusto ricordare, Paola, perchè non è vero che il passato sia passato, è un attimo che certi orrori ritornino. La riprova? Tutti i vari populismi e ismi e rigurgiti di nazionalismo e nostalgie perverse che daccapo stanno risorgendo, come se questa pace che grazie all’Unione Europea ci siamo potuti godere, abbia stancato. Alla mia tenera età anora non ho capito se l’essere umano sia inguaribilmente idiota o solo pietosamente innatamente ignorante.

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