Fighting History: La storia è adesso. A Tate Britain

Più di una volta Penny Curtis, la direttrice uscente della Tate, è stata criticata per la scelte dei soggetti delle sue mostre – artiste donne semi-sconosciute ai più come Marlene Dumas e Agnes Martin, o una mostra dedicata alla scultura vittoriana come Sculpture Victorious– e di certo non credo si sia fatta molti amici con questa ultima di Tate Britain del titolo Fighting History, che ci offre una carrellata tematica di quadri di soggetto storico o pseudo-storico che attraversa gli ultimi 250 anni di pittura di britannica. Una mostra che riesce ad essere, al tempo stesso, pomposa e stiracchiata e sorprendentemente intrigante, anche se alcune scelte curatoriali sono alquanto discutibili che sotto l’etichetta di pittura di storia sembrano essere raccolti tutti i generi che non sono paesaggio e ritratto: dalla mitologia ai soggetti biblici (ci sono ben SEI, dico SEI quadri raffiguranti il Diluvio Universale e quasi tutti appartengono alla Tate: se non è stiracchiare questo!). E che ci fa un quadro con Re Lear per soggetto in una mostra dedicata alla pittura di storia? Non era Re Lear un personaggio inventato dalla geniale fantasia di Shakespeare? I veri dipinti di storia sono pochi e rappresentano i soliti noti, gli eroi come Wellington, Nelson (e altri oscuri personaggi che a me, forestiera, sono praticamente sconosciuti), fatta l’eccezione per un magnifico quadro di Walter Sickert (1860-1942), un quadro di Allen Jones e una foto di Steve McQueen, il regista di 12 anni schiavo (12 Years a Slave).

Miss Earhart's Arrival 1932 Walter Richard Sickert 1860-1942 Purchased 1982 http://www.tate.org.uk/art/work/T03360
Miss Earhart’s Arrival 1932, Walter Richard Sickert. Tate

Fino al XX secolo la pittura di storia è stata la forma più alta di pittura. I soggetti storici avevano il compito di istruire e mostrare le virtù senza tempo del coraggio e dell’integrita’ morale. Ma quando, nel XX secolo, la pittura si sposta verso l’astrazione e il Modernismo, questi primato si perde. Ma questo non significa che gli artisti contemporanei abbiano smesso rappresentare eventi storici (e con essi, la nostra reazione ad essi); solo, lo hanno fatto utilizzando modi diversi. E allora entri Jeremy Deller.

Artista concettuale che nel 2013 ha partecipato alla Biennale di Venezia rappresentando la Gran Bretagna nel Padiglione Inglese (che ho opportunamente visitato e apprezzato), è stato in assoluto la star della mostra.

La sala da lui creata e che ospita, oltre a memorabilia poster e ritagli di giornale, il filmato della rievocazione della Battaglia di Orgreave nel Sud dello Yorkshire, tra minatori e forze dell’ordine nel1984, mi ha lasciato completamente a bocca  aperta. Posso solo paragonarlo alla forza emotiva che avrebbe su di me-donna adulta, il vedere una rievocazione  storica fatta nei benché minimi dettagli delle lotte studentesche avvenute a Bologna nel 1977 quando avevo neanche sette anni.

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Flashpoint: A mounted policeman swings his baton during the clash with miners at Orgreave, 1984. Photo John Harris

Quello compreso tra il 1984 e il 1985 è uno dei periodi più cupi dell’Inghilterra ‘tacheriana’, quando la polizia a cavallo attacca i minatori in sciopero che stavano facendo picchetto davanti alle miniere, picchiandoli con i manganelli. Centinaia di feriti e un massiccio insabbiamento di quanto era effettivamente accaduto, da parte del Governo britannico che ordina (letteralmente!) alla BBC di montare il filmato al contrario per far apparire i minatori colpevoli di aver attaccato per primi la polizia, in modo da giustificare la reazione spropositatamente violenta della polizia. Con questa rievocazione, avvenuta il 17 giugno 2001, Deller propone la verità storica di coloro che vi presero parte (ex-minatori, ex-poliziotti) e che sono stati appositamente coinvolti nel progetto, prendendo le distanze dalla mistificazione che ne fecero i media per volere dell’allora primo ministro Margaret Thatcher (1925-2013).

“What’s a grim part of history!” esclama la mia dolce metà, scuotendo la testa amareggiato, prima di alzarsi dalla panca alla fine del filmato e scomparire nella sala successiva. Io invece, ho faticato a staccarmici. Nel 1984 avevo 14 anni ed ero pazza per i Duran Duran: la mia idea dell’Inghilterra non andava oltre i capelli cotonati di Boy George e degli aderenti al New Romantic. Mentre io sognavo i boccoli biondi e gli occhioni azzurri di Simon le Bon, qualche centinaio di km a nord di Londra i minatori lottavano per la sopravvivenza loro e delle loro famiglie contro il governo della Lady di Ferro, Margaret Thatcher. Inutile dire chi ha vinto…

E solo allora ho compreso il titolo della mostra: Fighting History, storia di battaglie. Da quelle combattute da Nelson e di Wellington contro Napoleone, a questa lotta civile contempoaranea tra stato e cittadini. E a questo serve la pittura di storia: a non dimenticare

Londra//fino al 13 Settembre 2015

Tate Britain

tate.org.uk

6 thoughts on “Fighting History: La storia è adesso. A Tate Britain

  1. Bene.
    C’è la Storia in generale, c’è la Storia quella dell’Inghilterra, c’è la Storia dell’Arte e c’è anche la tua storia (Esse minuscola, ovvio, non è colpa mia, non poteva essere altrimenti).
    La mia conclusione: un lungo triste e rassegnato sospiro.

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    1. anch’io ho sospirato. sopprattutto perche’ Cameron e il suo governo hanno proprosto una legge (che passera’ sicuramente, visti i continui scioperi del personale della National Gallery e della metropolitana) in cui fare picchetto e’ illegale. Camer e’ il figlio segreto della Thatcher.

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      1. Forse è un mio momento particolare, forse strettamente personale, quindi parlo con la riserva di non essere obiettivo, e magari paranoico, ma sento con preoccupazione l’enorme ondata che si sta rovesciando sull’Italia di razze di ogni Paese, troppo lontane e diverse, eterogenee, e sempre più incontrollate, e di culture dove la vita umana è carne da salsicce. Apprendo per contatto diretto di paesini qui saccheggiati in pratica, razzie di appartamenti e bestiame e omicidi facili. Questo dico per arrivare al tuo discorso (Cameron ecc.) che ha analogie frequenti con situazioni italiane sindacali. Voglio dire che siamo a una svolta tale ed epocale che temo che le questioni da te segnalate e che riscontro qui, diventeranno bazzecole, travolte e superate da problemi più drammatici.
        Vorrei proprio essere esagerato, e pagherei per avere torto.

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      2. il fatto e’ che siamo davanti ad una svolta epocale, c’e’ poco da dire. Una migrazione di popoli verso altre terre si puo’ solo paragonare alle invasioni barbariche che travolsero l’Impero romano con i risultati che tutti quelli che hanno prestato un po’ d’attenzione alle lezioni di storia, sanno. Mi spaventa.

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