Essenziale? Frivola? Pratica? Elegante? Dimmi che mutande porti e ti dirò chi sei! Ma nascosta sotto i nostri abiti, la biancheria intima è stata letteralmente nascosta alla nostra vista dalla storia. Almeno fino ad ora. Con un’occhio alle innovazioni tecniche e ai materiali (lycra, nylon), ma anche ai suoi diversi usi (pratico o sexy, sportivo o confortevole), a tessuti (lana, seta, rete) alle forme e al taglio, Undressed: A Brief History of Underwear al Victoria & Albert Museum, traccia la storia dell’evoluzione degli indumenti intimi.
La libertà che al giorno d’oggi diamo tanto per scontata infatti, come quella di muovere le braccia o la cassa toracica a nostro piacimento, per esempio, ha impiegato molto tempo per raggiungere lo stato di privilegio incontestato di cui gode oggi. Che la storia della biancheria è al tempo stesso storia del costume e storia sociale e basta guardare il pesante busto-armatura che pesa piu’ di 1 kg (1,06 per essere precisi, mentre il busto di seta delle dame dell’aristocrazia pesava 630gr…) indossato dalle operaie inglesi nell’XVIII secolo o le maniche strettissime e le gigantesche crinoline dell’epoca vittoriana per vedere nella costrizione dell’abbigliamento intimo il riflesso della costrizione sociale subita dalle donne in passato.
E nonostante qualche gesto simbolico verso gli indumenti maschili come l’inclusione di esempi di mutande da uomo (con apertura a Y davanti), mutande lunghe vittoriane e costumi da bagno australiani AussieBum o gli slip per uomo pubblicizzati da un muscoloso David Beckham nel 2012 per Armani, questa storia della biancheria intima è anche, per necessità, una storia del corpo femminile o meglio, della sua forma.
Per secoli, le donne si sono affannate a contorcere i loro corpi per soddisfare le esigenze della moda, portandosi appresso gigantesche crinoline o stritolandosi fino a soffocarsi in corsetti strettissimi. Uno dei corsetti in esposizione è così strettamente stringato da arrivare a misurare soli 48 cm di giro vita! Davanti a quest’evidenza, mi chiedo come una donna potesse piegarsi, sedersi o fare una qualunque azione che non fosse lo svenire per mancanza di ossigeno! E la crinolina con tutta quell’imbottitura non doveva rendere un’azione come andare al bagno essere una cosa semplice! Ma a dispetto di tutte le mie aspettative, la grande rivoluzione non avvenne con il femminismo, ma molto prima. Già nella seconda metà dell’Ottocento infatti, il desiderio di tenersi in forma e in salute facendo sport che aveva investito la società vittoriana cambia completamente l’atteggiamento verso il movimento sia degli uomini che delle donne. La crescente partecipazione delle donne in sport all’aria aperta e non, come il golf, l’equitazione, il ciclismo, la scherma e la ginnastica richiese la creazione di corsetti specifici più corti e leggeri, flessibili e lavabili che permettessero una maggiore libertà di movimento e non comprimessero troppo i polmoni cosi da facilitare la respirazione respirazione. Il colpo finale arrivò da Paul Poiret, i cui abiti drappeggiati sulle forme del corpo femminile liberato dal corsetto costituivano una radicale cambiamento rispetto alla moda rigidamente strutturata degli anni precedenti. L’attrice Sarah Bernhardt e la danzatrice Isadora Duncan fecero il resto.
Poi lo sguardo mi scivola sulla waist trainer e bum-lifter e il wonderbra moderni indossati dal manichino nella teca accanto e immediatamente, a parte i materilai (più leggeri, più aerobici, più elastci) mi accorgo che non c’è poi molta differenza con alcuni capi di biancheria intima (guaine snellenti, corsetti per modellare il giro vita, reggiseni imbottiti etc etc etc) ancora sul mercato al giorno d’oggi. Lo stesso si può dire dei pizzi de La Perla e di Stella Mc Cartney o di Agent Provocateur. Sono passati un paio di secoli, ma ora come allora, la biancheria intima alla moda serve alle donne per creare il tipo di figura ammirata dalla società. Solo che adesso scegliamo noi se e quando indossare certi capi. Corsi e ricorsi della moda…
Londra//fino al 12 Marzo 2017.
Undressed: A Brief History of Underwear.
Victoria & Albert Museum
Ciao Paola, ho seguito il tuo suggerimento e lo scorso weekend sono andata a visitare il V&A Museum….Grazie mille! Consiglio veramente apprezzato….se non avessi avuto un aereo da prendere ci sarei stata dentro tutto il giorno!…e questa mostra è davvero originale
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Bene, bene, sono contents che ti sia piaciuto il “mio” museo. Ci lavoro da anni e sono diventata un po’ come una mamma con il suo bambino: orgogliosa e protettiva… 😜
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Oh abbigliamento sicuramente sacrificante… decisamente scenografico e principesco… se non fosse scomodo… una bel completino me lo farei fare eh eh eh eh
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🙃😄🙂😄
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Non ero ironica eh eh eh mi piace davvero
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ci sono un sacco di cose che mi piacciono in questa mostra, anche s enon sono sicura che le indosserei… 😉
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Ah beh…. io sono super affascinata dal passato.. usi costumi consuetudini che oggi se ci fossero… forse x certi aspetti vivremmo meglio
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io uso il museo come macchina del tempo… Viaggio di fantasia! 😉
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Ohhh.. anche io li adoro x questo ^.^
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L’ha ribloggato su StefaniaSanlorenzo.
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Grazie del riblog! 🙂
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mi piaccio i tuoi articoli. In alcuni c’è un taglio particolare che si accosta al senso del mio blog. per me è un piacere, se va bene anche per te…. così, da una sensazione al volo.
buon lavoro Paola C.
Stef
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Io da amante del balletto adoro il tuo blog anche se non sempre commento perchè mi sento ancora un po’ filistea davanti ad un’arte che ho imparato a conoscere e ad apprezzare solo negli ultimi dieci anni. Sono sempre lusingata quando qualcuno decide di ribloggare uno dei miei post, soprattutto quando si tratta di blog di qualità come il tuo 😄
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armature terrificanti quei busti…mi piacciono i mutandoni a righe 🙂
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Anche a me! Mi fa sorridere pensare a come nell’Ottocento gli uomini fossero tutti così severi e impomatati e sotto portassero cose così! 😄😄😄
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sìììì, bellissimi!
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