I Celti al British Museum di Londra

Una vecchia foto di molti anni fa mi ritrae in un pub di Leather Lane, alla soglia della City of London con gli (allora) colleghi del Pret a Mager a celebrare la festa di San Patrizio. In mano una pinta di Guinness, in testa il cappellone di spugna bianco e nero con il quadrifoglio. Che quando si pensa ai Celti si pensa al verde smeraldo dell’Irlanda, ad antiche leggende, a druidi e a musiche antiche, al Book of Kells. Giusto?
Sbagliato. Almeno a sentire i curatori di Celts: art and identity, la mostra del British Museum. E visto che loro certamente ne sanno più di me in fatto di questo popolo, sono propensa a credergli. Pare infatti che i celti non fossero neppure un popolo. Certamente non lo erano all’inizio della loro storia…

Gundestrup cauldron, part of the Celts – Art and Identity exhibition at the British Museum. Photograph John LeeNationalmuseet København Danmark
Gundestrup cauldron, part of the Celts – Art and Identity exhibition at the British Museum. Photograph John LeeNationalmuseet København Danmark

Con il nome di Celti infatti, infatti si indica un insieme di popoli indoeuropei che tra il IV-III secolo a.C. abitavano un’ampia area dell’Europa che andava dalle Isole britanniche al bacino del Danubio. Ma i Celti arrivarono persino ad insediarsi, seppure in modo più sparso ed isolato, anche più a Sud, persino in Spagna, Italia e Anatolia. Aristotele e Plutarco furono i primi a riferirsi a questi popoli con il termine Κέλται (Kéltai), da cui deriva il latino Celtae.

Celts_in_III_century_BC

Probabilmente il termine Celti indicava inizialmente una singola tribù dell’area della colonia greca di Marsiglia, il primo luogo di contatto con i Greci, per poi diventare sinonimo di tutte le genti che avevano caratteristiche simili. Di fatto pare che la parola “celta” fosse usata dai greci per indicare tutti quei popoli che non erano come loro – barbuti, capelluti e poco civilizzati. Un esempio seguito anche dai romani con i barbari. Nel corso dei secoli successivi, la cultura e le lingue di queste varie tribù e popoli si sparsero per l’Europa (e sul “come” si discute ancora), dando cosi’ origine ai celti che conosciano oggi: un popolo la cui visione del mondo è tanto ricca e  complessa quanto anti-classica.

Hunterston brooch, Silver, gold and amber, Hunterston, south-west Scotland, AD 700–800. Photo © National Museums Scotland.
Hunterston brooch, Silver, gold and amber, Hunterston, south-west Scotland, AD 700–800. Photo © National Museums Scotland.

 

Lungo il percorso della mostra si incontrano bellissimi oggetti provenienti da Francia, Germania e dalle Isole Britanniche. E non manacano i tesori sepolti da persone che non riuscirono ad andarli a riprendere. Ci sono poi  armi, oggetti sacri e di uso domestico – molti provenienti da Londra, come il famoso Scudo di Battersea, estratto dal fango Tamigi nei pressi del Ponte di Battersea nel 1857.

The Battersea shield. Iron Age, c. 350–50 BC. Found in the River Thames, London, England. © The Trustees of the British Museum.
The Battersea shield. Iron Age, c. 350–50 BC. Found in the River Thames, London, England. © The Trustees of the British Museum.

 

Ma oltre a quella dei celti di un tempo, la mostra racconta anche un’altra storia, quella dei celti di oggi, gli scozzesi e gli irlandesi, la cui moderna eredità  nasce dalla riscoperta in epoca  vittoriana dell’identità celtica di queste popolazioni. 

Se mi aspettavo le croci e i collari torcs, gli scudi e gli elmi e la pittoresca rivisitazione vittoriana della Celtificatione, non mi aspettavo di veder pezzi di murales di Belfast o le magliette bianco-verdi del Celtic F.C., una delle due squadre di calcio di Glasgow, tradizionalmente associato alla comunità cattolica, ma che ha anche un nutritissimo seguito tra i cattolici irlandesi (l’altra squadra, i Rangers rappresentano la parte protestante). Con il referendum per la separazione della Scozia dall’Inghilterra dello scorso anno ancora fresco nella memoria, non posso che applaudire i curatori per non aver tralasciato argomenti spinosi come l’aspetto nazionalistico e religioso che ancora oggi divide gli abitanti dello stesso stato.

Una cosa mi fa trasalire guardando la mappa delle popolazioni Celtiche sparse per l’Europa che fa bella mostra di se’ sulle pareti della mostra: in Italia, l’Emilia era parte della Gallia Cisalpina. Quando, nel V-IV secolo a.C. i Galli scesero nella penisola, gli Etruschi furono progressivamente sopraffatti. Il dominio gallico sulla zona durò fino al 196 a.C., anno in cui i Galli Boi furono soggiogati dai Romani. Nel 189 a.C. questi ultimi fondarono sul sito una colonia di diritto latino, Bononia. Ma allora sono un po’ celtica pure io?? 😉

2016 © Paola Cacciari

Londra// fino al 31 Gennaio 2016

Celts: art and identity

British Museum

britishmuseum.org

4 thoughts on “I Celti al British Museum di Londra

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