Non immagini bidimensionali, ma finestre aperte su un mondo molto più complesso, fatto di ambizioni, intrighi e propaganda. Alla British Library una stravagante mostra esplora i confini dell’immaginario…
Il fascino del ‘lontano’ e la tensione verso lo sconosciuto hanno da sempre esercitato una potente attrazione per l’essere umano. Da Ulisse a Marco Polo, fu la curiositas per lo stra-ordinario a spingere i viaggiatori del passato a superare i confini del mondo conosciuto. Un mondo che nel 1450 è ancora suddiviso in tre continenti -che nulla si sapeva ancora dell’America e dell’Australia- come quello rappresentato da Fra Mauro (qui nella copia ottocentesca di William Frazer) e in cui propaganda politica, religione, potere e status avevano più importanza della geografia.

Che è l’autocelebrazione della Serenissima che Jacopo de’ Barbari (1490-1500) ha in mente quando disegna una monumentale Veduta di Venezia di 3m, mentre i portolani dalle coste bordate in oro del portoghese Diogo Homen si prestano meglio a decorare le pareti di un palazzo elegante che alla navigazione in mare aperto.

Dalla più antica (un frammento della Forma Urbis Romae del 200 D.C.) alla più recente, creata dal vincitore del Turner Prize Grayson Perry, in carta, legno, pergamena, seta, argento, marmo, in forma di mappamondi, portolani o arazzi, decorate con stemmi, personificazioni di venti, stagioni, ritratti di sovrani o di importanti cartografi, le mappe nel mondo antico sono vere e proprie opere d’arte da esporre e da godere come dipinti e sculture. E visto che con i suoi quattro milioni e mezzo di esemplari quella della British Library è la più grande collezione cartografica del mondo, non sorprende che ottanta delle cento mappe che compongono Magnificent Maps: Power, Propaganda and Art provengano proprio da lì.

Ammirate e collezionate da papi e sovrani che, nel Rinascimento, le utilizzavano per adornare le pareti di ville e palazzi (con un occhio ai confini dei loro dominii), le carte erano anche importanti doni diplomatici. Soprattutto quelle dell’Italia particolarmente ricercate dai sovrani nordici come Enrico VIII, ansiosi di dimostrare raffinatezza e cultura con la loro conoscenza della geografia italiana.
Ma è il periodo che va dal XVI al XVIII secolo l’età doro della cartografia. Il mondo si espande grazie alle scoperte scientifiche, ma le conquiste geografiche sono ancora conquiste dell’immaginario. Un immaginario che vede ancora i mari popolati da mostri marini e terre lontane abitate da creature esotiche.
E nel XVII secolo è Amsterdam il centro della cartografia mondiale. Apprezzate non solo da sovrani e nobili, ma anche dai ricchi mercanti che – come nei dipinti di Vermeer e Pieter de Hooch le appendono alle pareti delle loro case, le mappe diventano un simbolo tangibile di potere e di ricchezza.
Geografia, arte o entrambe le cose? La bellezza delle mappe rinascimentali risiede proprio in questa ambiguità. E quando, nel XIX secolo, questa ambiguità si chiarisce in nome della praticità, la cartografia perde parte della sua magia. Che se oggi Google Maps è alla portata di tutti, c’era un tempo in cui le mappe erano una finestra aperta sull’infinito.
Londra//fino al 19 Setembre 2010
Magnificent Maps: Power, Propaganda and Art London, British Library
2010 © Paola Cacciari
La mostra doveva essere davvero stupenda! Vado pazza per mappe e cartine… potentissimi attivatori di viaggi della mente. Mi piacciono anche quelle contemporanee, compro sempre una cartina delle città dove vado (ricevendo spesso battute ironiche da chi preferisce dipendere da Maps sul telefono), per non parlare delle cartine dei sentieri su cui preparare escursioni… ma quelle antiche sono assolute opere d’arte, racconti figurati di epoche passate.
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Anch’io vado pazza per mappe e cartine 😆 e se Google Maps è indubbiamente utile, nulla batte il piacere di stendere una cartina sul tavolo prima di un viaggio! 🤩
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Se leggi in inglese questo è molto simpatico e pieno di fatti interessanti 😊 https://www.waterstones.com/book/map-addict/mike-parker/9780007351572
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