C’è del marcio in Inghilterra di Gaia Servadio

“Nessun Paese è riuscito a distruggere le proprie istituzioni con tanta solerzia come l’Inghilterra. Gli ultimi quindici anni sono stati segnati da classi dirigenti corrotte, dallo strapotere mediatico, da Grandi Fratelli e popolarità a ogni costo, da uno stile  di vita dettato dal gossip e da una famiglia reale sempre meno dignitosa e sempre più chiacchierata. Con uno stile vivace e ironico, Gaia Servadio raccoglie dati, avvenimenti, storie vere, mettendo a nudo le piaghe di una società ferita, colpita da mali simili a quelli che affliggono tutta Europa (e forse l’Italia in particolare): una burocrazia ipertrofica, l’aumento della disoccupazione, lo spreco di denaro pubblico, lo sfascio della sanità e dell’istruzione. L’Inghilterra del senso dell’umorismo, del distacco, il Paese guida della ricostruzione nel secondo dopoguerra si ritrova oggi deprivato di risorse e di speranza. A meno che i cittadini non ricostruiscano tutto quello che, da Margaret Thatcher a Tony Blair, è stato distrutto sotto i loro occhi: la tradizione, la cultura, la dignità, il senso dello Stato.”

313Q3fnKJfL._BO1,204,203,200_Con queste parole l’editore Salani descrive il libro C’è del marcio in Inghilterra di Gaia Servadio. Quando mio padre me lo regalò nel 2011, questo libro mi fece l’effetto di una bomba. Lo lessi con rabbia – una rabbia diretta principalmente all’autrice che mi aveva costretto a vedere quello che non volevo vedere, rompendomi il sogno della Cool Britannia come si rompe un giocattolo ancora semi-nuovo. Ma il danno era fatto, gli occhi mi erano stati brutalmente  e da allora non sono più riuscita a chiuderli. Meglio così.

Ho riletto questo libro di recente, dopo aver letto molti più giornali e dopo aver discusso molto di più di polita con amici e colleghi (che adesso e’ accettabile parlare di politica in Inghilterra, almeno tra i giovani), e soprattutto dopo aver sperimentato sulla mia pelle cinque anni dell’austerity dei Conservatori che – a sentir loro – non fanno altro che raccogliere i pezzi di un’economia rotta dal New Labour. E improvvisamente tutto ha cominciato ad avere senso. O almeno più senso di prima…

Scrittrice, storica e giornalista, Gaia Servadio vive dal 1956 tra la Gran Bretagna e l’Italia, quindi chi meglio di lei può raccontare “dall’esterno” questa spettacolare caduta? E lo fa in netti capitoli/ritratti, che ripercorrono principalmente gli ultimi trent’anni, anche se non mancano incursioni in anni più lontani, come quelle nell’amore Edoardo VIII per la divorziata americana Wallis Simpson o nel misterioso viaggio di Rudolf Hess, il portetto di Hitler, in Gran Bretagna nel bel mezzo della la II guerra Mondiale (se Churchill l’avesse saputo…!). E naturalmente dal libro non manca Margareth Thatcher, The Iron Lady, che odiava i deboli in quanto erano sanguisughe che succhiavano il sangue dello Stato e se avesse potuto li avrebbe sterminati tutti; certamente li sterminò dal suo Governo…

Ho rivissuto la vita di personaggi di cui avevo letto più o meno distrattamente sul giornale o, nel caso di Jade Goody, la “proletaria” londinese diventata famosa per aver partecipato al Big Brother, la morte in diretta televisiva nel 2009 per assicurare un futuro economico ai suoi figli. Aveva 28 anni e un cancro al collo dell’utero. Ma soprattutto ho letto con orrore di cose che mi erano sfuggite all’epoca, principalmente perché il mio inglese non era all’altezza e perché non avevo idea di chi la meta di questi personaggi fosse. Come l’aver sfacciatamente alimentato le menzogne sulla presenza di armi nucleari in Iraq di Tony Blair per portare il Paese in guerra – evento a cui viene legata anche la storia della misteriosa morte nel 2003 dello scienziato David Kelly, colpevole di aver puntato il dito contro quelle bugie.

 “Photo Op” – a satirical anti-war photomontage artwork created by KennardPhillipps
“Photo Op” – a satirical anti-war photomontage artwork created by Kennard Phillips

E improvvisamente l’immagine “finta” creata da Peter  Kennard e Cat Phillips che vede Tony Blair fotografarsi con un cellulare sullo sfondo di un pozzo petrolifero iracheno in fiamme che avevo visto alla mostra Rude Britannia: British Comic Art a Tate Britain nel 2010 e che allora non avevo capito, ora ha senso. I danni lasciati dal New Labour di Tony Blair e Gordon Brown sono stati epocali, direi ormai irreparabili. La degenerazione dell’Inghilterra che credevo di conoscere è definitiva. E quando la Servadio dice, ad un certo punto del libro, che l’Inghilterra di adesso è come l’Italia, ma senza il bel tempo non posso che convenire…

Ma non bisogna disperare, che ci sono ancora cose che funzionano meglio che da noi. In Novembre per esempio, il ministro del Tesoro  George Osborne all’ultima manovra economica non ha tagliato i fondi ai Beni Culturali, tra il sospiro di sollievo di tutti noi che lavoriamo nel settore. Il motivo?  Il fatto che uno dei migliori investimenti che una nazione può fare è nell’arte, nei musei, nei beni culturali, nei media e nello sport. Alla faccia di quel filisteo di Tremonti che nel 2010 aveva detto checon la cultura non si mangia.” Si mangia eccome, provare per credere…

Ma questo di Gaia Servadio resta un libro che tutti quelli che sognano ancora l’Inghilterra delle teiere con la Union Jack e la Cool Britannia dovrebbere leggere…

Su You Tube un’interessante intervista della giornalista.

2015 ©Paola Cacciari

7 thoughts on “C’è del marcio in Inghilterra di Gaia Servadio

  1. Ho letto il tuo post con molto interesse. Doppio perchè mentre i blog in genere finiscono in scambi di baci e baciotti, qui – una volta tanto – si parla di quella realtà che è inutile eludere perchè prima o poi presenta il conto.
    Ora, io non ho letto il libro e quindi già questa è una forte preclusione però arrischio di basarmi sulla tua lettura e rilettura. Sopratutto mi limito, comunque, a enunciare premesse ed a girare attorno al confronto GBretagna-Italia.
    < Premessa, che faccio a titolo d'esempio: già a suo tempo un'altra scrittrice-giornalista eccetera, eccetera, grande nome aureolato, l'Oriana Fallaci scrisse in quel caso sul tema islamici. Libro bellicoso in coincidenza con l'efferata guerra in Iraq che partì, direi, sopratutto da Bush junior e la coincidenza del libro della OF diventava chiaro suggello di detta guerra, che si scoprirà a disastro avvenuto, basata su carte false. Guerra che il padre Bush, al tempo del Kwait, con i carri armati ormai a tiro di Bagdad, si guardò bene dal fare proseguire.
    Ergo, concludo questo primo punto: l'esperienza OF a suo tempo, per quanto l'OF portasse fatti e ragioni mi induce a credere e sposare la GServadio, senz'altro, ma clausolata e non poco, che già il titolo del libro (ho fatto il copy abbastanza da cuocermi il cervello e farmi il fiuto) ha l'aria di cercare del clamore.
    Che scandali e corruzione viaggino bellamente sotto ogni latitudine (l'Africa no? la Cina? il Comitato delle Olimpiadi, tutto il doping nello sport, lo IOR, il Vaticano, il giro dei KGB di Putin…no?) diciamo che dove arriva l'essere umano, arriva il tocco di cacca.
    Io direi, e chiudo per evitare la conferenza ed essere detestato, che se la Gb non ha ragioni di ridere (marcia) noi, qui, ne abbiamo da affogare nelle lacrime.
    Abbiamo il vero governo, quello che decide, che è la mafia, e che governa di fatto mezza Italia (non muovi dito nel Sud e ormai nel Lazio e il Centro, se "mamma" non vuole). Il rimanente è alla ndrangheta, ormai ramificata nel Nord industriale e che non ha bisogno neanche più di uccidere perchè insediata nella politica locale. Ma questo è solo un punto di una lunga lista.
    Insomma, in breve, conosco un sacco – ma tanti – figli di amici che hanno lasciato l'italia per Londra, sistemandosi, ma non mi risulta il contrario, di giovani che dall'Inghilterra emigrino in Italia, che se ci vengono qui, e per lavoro, è perchè li manda una multinazionale in missione.
    PS: ultimo ma anzi non ultimo, stiamo vivendo una vera rivoluzione sociale, culturale e in ogni campo, causa il connubio micidiale della concorrenza degli emergenti (vedi Cina) abbinata alla rivoluzione tecnologica (vedi l'informatica). La chiamiamo globalizzazione?
    Come facciamo a reggere il confronto quando con due euro trovo i cinesi, qui a Milano che mi fanno quello per cui un italiano mi chiederebbe minimo 15 o 30 euro, sempre che poi me lo faccia? E il cinese lo trovo disponibile il sabato la domenica e ancora un po' di notte?
    Con buona pace del (o della) giornalista a caccia di scoop, è un discorso troppo ampio che non basta un team di studiosi e competenti, ma seri, a svolgere e spiegare.
    Resta che applaudo al tuo post. Una volta tanto, non si parla d'amori al chiaro di luna. Grazie.

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    1. Caro Guido, come al solito le tue analisi sono acutissime. Io non ho letto il libro della Fallaci, ma ho letto altre cose da lei scritte e immagino il tono… Ho letto il libro della Servadio con irritazione prima, e con rassegnazione poi perche’ smonta un’idea che io (e penso molti altri) avevano della GB come una sorta di terra perfetta. Sono d’accordissimo con te che il titolo e’ un’esca cerca clamore, ma era forse l’unico modo per incuriosire i lettori italiani e dare loro una visione alternativa del Paese. Un Paese che certamente se paragonato al nostro funziona ancora eccome, ma in cui purtroppo le divisioni sociali stanno ritornando ad essere terribilmente all’avanguardia. Stiamo ritornando sempre più ad una societa’ alla Downton Abbey, con signori e padroni, ed io che lavoro nel Customer Service me ne accorgo ogni giorno di più. Io continuo ad amare l’Inghilterra come si ama un compagno imperfetto, l’importante e’ sapere cosa aspettarsi da una relazione. Ma chi arriva aspettandosi il paese dei Balocchi (tema che fra l’altro avevo già affrontato in un post dell’anno passato che avevo intitolato Cool Britannia? No more. https://vitadamuseo.wordpress.com/2014/04/01/bustina-cool-britannia-no-more/ )dovrebbe essere avvisato, per risparmiarsi acute delusioni. I websites italiani su Londra dedicati agli italiani che cercano lavoro a Londra sono centinaia: raccolgono le esperienze di persone che vengono qui ancora adesso con aspettative irrealistiche aspettandosi di trovare lavoro subito, di fare soldi e carriera e diventare ricchi e quando non succede ci rimangono malissimo e improvvisamente Londra e l’Inghilterra tutta diventano luoghi orribili che sembrano usciti da un romanzo di Dickens. L’Inghilterra sta uscendo adesso da una crisi durata quasi 8 anni che non e’ ancora finita. Quello che e’ finito e’ il Paese dei Balocchi e non credo ritornerà mai più.

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  2. La tua risposta aggiunge e aggiorna le mie notizie ed impressioni.
    Interessante.
    Mi fai ricordare che già una prima botta l’Inghilterra l’ha subita dopo la Seconda Guerra Mondiale, come testimonia il progressivo (e saggio) abbandono delle “colonie” capillarmente sparse a coprire l’intero pianeta. Sono d’accordissimo con te che la crisi ultima, degli ultimi 8 anni, per quanto possa essere superata, segna un ridimensionamento destinato a restare definitivo.
    Di mezzo, c’è la sterzata da te menzionata della Thatcher, che non so se ritenere davvero lei colpevole o il mercato che metteva il carbone fuori gioco e già prefigurava una serie di cambiamenti. Facendo la somma dei fatti dal 1945 ad oggi il risultato è indubbiamente una discesa inesorabile.
    In ogni caso, mi convinci su un clima generale di problemi comuni al nucleo Occidentale.
    Poi aggravati o meno da eventuali altri problemi stavolta specifici nazionali che probabilmente aumentano mano a mano ci si sposta di latitudine, scendendo dall’Artico ai Tropici. Fino ad essere bollenti all’Equatore.

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