Il Duca di Wellington e Apsley House

Un indirizzo come Number One London è davvero difficile da battere. Eppure è così che è conosciuta Apsley House, la dimora del Duca di Wellington, dal momento che era il primo edificio che coloro che arrivavano dalla campagna incontravano per entrare in città. Situata nel cuore della Capitale, ad Hyde Park Corner, questa bella casa neoclassica costruita da Robert Adam tra il 1771 e il 1778 per Lord Apsley, il Lord Cancelliere e poi acquistata da Wellington nel 1817 è davvero difficile da mancare. Eppure nei miei sedici anni londinesi, ad Apsley House non c’ero mai entrata – un’imperdonabile negligenza da parte mia, opportunamente rimediata il mese scorso quando la casa è stata riaperta dopo un lungo restauro in occasione delle celebrazioni per il Bicentenario della Battaglia di Waterloo.

ApsleyHouse (2)
Apsley House. London. 2014 © Paola Cacciari

E se vi state chiedendo chi era il Duca di Wellington, sappiate che non siete i soli. Secondo un recente sondaggio condotto dall’English Heritage, pare infatti che gran parte della popolazione britannica non abbia idea di chi sia questo signore o di cosa abbia fatto. E la cosa è sorprendente (e anche un po’ triste) visto che Sir Arthur Wellesley, 1st Duca di Wellington (1769-1852) è stato l’eroe di Waterloo, la grande battaglia che spedì Napoleone a finire i suoi giorni a Sant’Elena e fece vincere l’Eurovision Song Contest agli Abba nel 1974 con la canzone omonima.

Arthur Wellesley, 1st Duke of Wellington, by Thomas Lawrence (1769–1830), painted 1815–16 and on display at Apsley House
Arthur Wellesley, 1st Duke of Wellington, by Thomas Lawrence (1769–1830), painted 1815–16 and on display at Apsley House

Wellington fu per due volte Primo Ministro, ma la sua carriera politica non si può certo chiamare un successo. Protestante di nascita il nostro duca era tuttavia una persona pragmatica e non lasciò che una facezia come la religione interferisse con la sua politica in favore dei cattolici – politica mirata fondamentalmente al non causare malcontento tra le sue truppe, visto che gran parte del suo esercito veniva dalla cattolicissima Irlanda. Inutile dire che questo non lo rese popolare tra i protestanti, e Wellington divenne un regolare bersaglio delle caricature satiriche di artisti come James Gilray e soci – le cui graffianti rappresentazioni si possono ammirare fino al 16 Agosto al British Museum nella mostra Bonaparte and the British: prints and propaganda in the age of Napoleon. Pare che le sue finestre ad Apsley House fossero sfondate con tale regolarità dai suoi oppositori che, nel 1828, il duca, stanco di avere i vetri costantemente distrutti dalle sassate degli oppositori, fece installare imposte di ferro!

'The plumb-pudding in danger: - or - state epicures taking un petit souper' (William Pitt; Napoléon Bonaparte) by James Gillray © National Portrait Gallery, London
‘The plumb-pudding in danger: – or – state epicures taking un petit souper’ (William Pitt; Napoléon Bonaparte) by James Gillray © National Portrait Gallery, London

Ma Wellington fu anche un grande amante dell’arte e si fece amici ovunque in Europa con la restituzione di molti capolavori sottratti dalle truppe napoleoniche. Senza di lui molti musei italiani sarebbero ancora semivuoti, e questo vale soprattutto per i Musei Vaticani: furono proprio gli inglesi infatti a finanziare il rimpatrio della collezione papale a Roma visto che il Papa non aveva i fondi per farlo.

La stessa Apsley House ospita una magnifica collezione d’arte che comprende circa 200 dipinti che va da Velázquez a Lorrain, da Correggio a Goya a capolavori della scuola olandese e fiamminga – oltre a porcellane, argenti, sculture, mobili e medaglie donate al Duca dai vari sovrani europei dopo le guerre napoleoniche e alla gigantesca statua del Canova posta alla base dell’imponente scalone Neoclassico, in cui Napoleone in veste di Marte pacificatore mostra orgoglioso i suoi addominali.

View of the statue of Napoleon holding a figure of Victory by Antonio Canova, in the stairwell at Apsley House
View of the statue of Napoleon holding a figure of Victory by Antonio Canova, in the stairwell at Apsley House

Purtroppo a differenza dell’ammiraglio Nelson, che ebbe il buon senso di morire da eroe in battaglia a Trafalgar e per questo fu premiato con una colonna, una piazza e l’eterna devozione del popolo britannico, il destino di Wellington fu quello di diventare, un po’ come Winston Churchill: un imbarazzante ricordo del passato. E così invece di una colonna e di una piazza, Wellington è passato alla storia per un filetto di manzo (il Wellington beef), gli stivali di gomma (Wellington boots) e un’affollata stazione ferroviaria al Sud del Tamigi. Oltre, naturalmente, alla canzone degli Abba. Succede.

The Duke of Wellington's famous boots
The Duke of Wellington’s famous boots

Per visitare Apsley House guardate il sito dell’English Heritage english-heritage.org.uk

Bonaparte and the British: prints and propaganda in the age of Napoleon. Fino al 16 Agosto. Ingresso libero. britishmuseum.org

Pubblicato su No Borders Magazine

4 thoughts on “Il Duca di Wellington e Apsley House

  1. Mi hai ricordato che nel Nord protestante (e operoso e tutto sommato benestante) le uniche sacche povere e da sempre grame sono fanaticamente cattoliche (leggasi: Irlanda e Polonia).
    Mi hai ricordato che anche i ladri sono sempre gli stessi (Bonaparte, lo dice il nome stesso, che francese lo era giusto di bandiera ma non di sangue e vedi infatti il profondo senso della famiglia che aveva…).
    Mi hai ricordato che l’ignoranza dei popoli è universale e che la memoria dei popoli è ingrata.

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    1. Purtroppo e’ verissimo, e anche se il tono dell’articolo e’ scherzoso, mi ha messo una gran tristezza il sapere che il duca e’ stato cosi’ completamente dimenticato. almeno con le celebrazioni del bicentanario di Waterloo la sua memoria sara’ rispolverata un po’… :/

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